Estratto da: C. BONACINA, Le origini dei Monti di Pietà: fondamento storico, etico, sociale e religioso, Tesi di Laurea, Relatore P. Galea, Università degli Studi di Milano-Bicocca, anno accademico 2012-2013.
“Un carisma dona occhi per vedere beni laddove la società vede solo dei mali o dei problemi” .
Questo è quanto il carisma Francescano è riuscito ad operare nel tardo Medioevo, mettendo in atto una rivoluzione sociale e culturale in campo economico e finanziario.
Quella che nasce per opera loro, attraverso la creazione dei Monti di Pietà, sarà la prima scuola economica da cui emergerà il moderno spirito dell’economia di mercato, dando luogo concretamente alle prime forme di microcredito della storia. Lo scopo primario che i Frati si erano prefissati di raggiungere attraverso questa nuova Istituzione era quello di combattere la piaga dell’usura che, nel tempo storico preso in considerazione, era un problema molto diffuso in Italia.
Essi si proposero di farlo cercando di rispondere alle esigenze di piccolo credito di quelli che verranno poi definiti i “pauperes pinguiores”, cioè i poveri meno poveri, che rappresentavano la maggioranza della popolazione.
I Frati Minori dell’Osservanza, che per oltre un secolo restarono quasi gli unici iniziatori, promotori e sostenitori di tale nuova Istituzione, ne sostennero la fondazione con due semplici strumenti: la predicazione e gli scritti. L’opera di divulgazione dei Francescani era mirata a sensibilizzare e convincere che l’impiegare le proprie ricchezze, nell’attenzione a chi si trovava in una situazione di bisogno economico, non era finalizzato solo a fare del bene ad altri, ma poteva rivelarsi un vantaggio anche per se stessi e, più in generale per tutta la società.
Il fatto che furono i religiosi dell’Ordine Francescano a promuoverne la diffusione, indica che i Monti stessi furono ad opera della Chiesa, nella persona giuridica degli Ordini Mendicanti, estremamente sensibili alle necessità, materiali e spirituali, dei bisognosi.
Fin dalle origini i Monti di Pietà rientrarono nella definizione di Istituti di Credito, sia pure sui generis, poiché non avevano scopo di lucro; con un termine moderno potrebbero essere definiti Istituti “no profit”.
Essi non possono essere ritenuti un Istituto elemosiniere, in quanto prestavano denaro esigendone il recupero, maggiorato di un piccolo interesse a titolo di rimborso spese, molto inferiore rispetto ai tassi d’interesse usurai applicati dai banchi esistenti; questo fu possibile grazie alla gratuità e generosità di tante persone che misero a disposizione i propri fondi.
La forma tecnica con cui avveniva il prestito è tra le più antiche, e allo stesso tempo semplici, forme di assicurazione: veniva infatti richiesta la garanzia di un pegno. Si può ipotizzare che i Monti di Pietà avessero una funzione, in un certo senso, pedagogica nei confronti di chi si rivolgeva loro: al povero bisognoso, infatti, veniva riconosciuta un’alta dignità.
Lo scopo dei Monti non era il mero prestito della somma richiesta, quanto piuttosto quello di aiutare il richiedente ad uscire dalla sua situazione di momentanea necessità, spronandolo a non rimanere nell’indigenza e mettendo a sua disposizione tutti i mezzi necessari affinché potesse uscire da questa condizione.
Andando ad esaminare i principi-base che hanno ispirato la creazione di questa nuova Istituzione di carattere economico, da parte di un Ordine religioso storicamente conosciuto per la povertà che professa e vive, possiamo dedurre alcuni valori etici, sociali e religiosi che ne hanno guidato la fondazione.

Essendo i Frati Francescani un ordine religioso della Chiesa Cattolica, i principi che hanno ispirato i primi fondatori dei Monti di Pietà affondano le loro radici nei valori cristiani, che sono prima di tutto, profondamente e fondamentalmente principi umani.
Infatti, i principali valori della religione cristiana e della visione economica Francescana, sono quelli che mettono in risalto il primato della persona in quanto tale, senza distinzione alcuna. Già il nome stesso di questa Istituzione, dice chiaramente ciò che i Francescani volevano portare avanti. Con il termine Monte, si intende un cumulo di denari raccolti con l’intenzione di tutelare e prendersi cura di chi necessitava di un aiuto economico, il tutto nel nome della solidarietà, nel nome della pietà, da cui appunto deriva il nome latino “Mons Pietatis”.
Il termine Pietà, invece, può essere inteso con una duplice accezione: si può interpretare, infatti, sia come “debole e sterile contemplazione” sia come “partecipazione capace di farsi attiva” . In questo caso, si utilizza il termine Pietà nella seconda delle sopracitate accezioni: infatti i Frati Francescani esortavano tutta la popolazione del luogo in cui si trovavano a predicare e a promuoverne una nuova fondazione ad un’attiva partecipazione.
L’operare di questa Istituzione aveva finalità ben precise, non limitate al mero deposito e prestito di denari, cioè ad assolvere semplicemente una funzione creditizia come qualsiasi altro banco; come disse Papa Pio XI parlando dei Monti: “Voi esercitate non solo la carità ma anche quella finezza della carità che è la pietà”. Era noto infatti che il lavoro che vi si svolgeva aveva anche un fine solidaristico, che sottendeva valori, principi morali ed etici, ancora prima che economici e finanziari.
Il fido che il Monte offriva, infatti, era un aiuto nel nome della pietà, intesa come sollecitudine, cura nei confronti di chi si trova nella necessità . Ecco, quindi, delineato il primo principio cardine: il prendersi cura di chi si trovava in stato di bisogno. Si parte innanzitutto dal presupposto che ogni uomo ha bisogno di cura, in due sensi: attivo perché ognuno ha l’impegno di prendersi cura di chi si trova nel bisogno, passivo perché ciascuno ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lui .
Questi sono elementi costitutivi dell’uomo. Il primo passo per potersi prendere cura di una persona, è accorgersi del suo bisogno, lasciare che emerga quel valore che interpella l’uomo, ogni uomo: lasciarsi toccare dalla necessità di qualcun altro e trovare un modo per provvedere al bisogno del proprio prossimo. Questo è quanto hanno fatto i Francescani ideando e promuovendo i Monti di Pietà.
Si potrebbe, inoltre, affermare che, attraverso la creazione dei Monti, si è cercato di raggiungere, come priorità, un obiettivo educativo: creare le condizioni favorevoli per aiutare chi ne aveva bisogno, a risollevarsi dalla situazione di momentanea indigenza.
La restituzione del capitale e la richiesta del rimborso spese portano con sé un valore non economico che ha un senso pedagogico, inteso sotto un duplice aspetto: da una parte, i Monti sostenevano chi faceva richiesta di credito, non solo concedendo il prestito chiesto ma, soprattutto, aiutando la famiglia a uscire dalla sua situazione di bisogno; dall’altra parte, quello che si cercava di far comprendere a chi riceveva il prestito, era il fatto che, restituendo le somme che lo avevano aiutato ad uscire da quella condizione, quello stesso montante poteva essere d’aiuto a qualcun altro che, dopo di lui, avrebbe potuto trovarsi in quella stessa situazione di deficienza economica.
In sintesi, si cercava di creare quello che può essere definito un “circolo virtuoso di solidarietà”. Ecco delineato un altro principio cardine: la solidarietà, intesa come partecipazione di tutti al bene comune e come opportunità di farsi prossimo, di farsi vicino a chi si trova nel bisogno; tutti si impegnavano per il bene di tutti, sia del bene personale del singolo, sia della collettività intera: si può pervenire, infatti, al bene dell’intera comunità se si riesce a raggiungere il bene del singolo.
Alla base dell’invenzione dei Monti di Pietà, si può vedere che c’è l’interpretazione della potenza generata dall’insieme dei tanti che da soli potrebbero ben poco, c’è la consapevolezza che solo insieme si può fare qualcosa per aiutare chi è in difficoltà ; si può parlare allora di corresponsabilità: è tutta la collettività che si prende cura dei singoli bisognosi e se ne fa carico. Si può dire che il punto di partenza è il principio che “non ci si salva da soli”: la risposta della comunità ai problemi ha una forza sicuramente maggiore rispetto alla risposta del singolo .
La solidarietà mette al centro l’uomo e non il bene; la persona e non il denaro. È questo un principio enunciato anche nella Costituzione Pastorale “Gaudium et Spes”, scaturita dalla riflessione del Concilio Vaticano II, nella quale si mette in evidenza che il centro e il fine dell’attività economica e sociale è l’uomo e non i beni .
A questo punto affiora un altro valore fondamentale richiamato fortemente da quanto appena osservato, e che può essere definito come il principale valore su cui si fondano i Monti di Pietà: la dignità della persona. Alla base della creazione dei Monti c’è, infatti, la consapevolezza che la dignità è un valore riconosciuto, non solo a ricchi e benestanti, ma ad ogni uomo in quanto tale.
È questo uno dei valori umani su cui si basa una società civile, valido per tutti i tempi. Rivolgendosi alla Fondazione “Centesimus Annus pro pontefice”, il Santo Padre Francesco ha dichiarato: “Ci si è dimenticati e ci si dimentica che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune” .
Pertanto è evidente l’attualità e l’importanza dei fondamenti e dell’opera dei Francescani. Con l’esperienza dei Monti di Pietà, i Francescani hanno cercato di raggiungere proprio questo obiettivo: far riscoprire e promuovere la dignità della persona umana attraverso il suo reinserimento all’interno della società, aiutando i bisognosi a ricominciare da un livello economico dignitoso e sufficiente.
Per raggiungere tale scopo, il primo passo compiuto dai frati è stato dare fiducia alle persone che si rivolgevano loro per fare richiesta di credito. Tale fiducia era intesa come “la prima vera pre-condizione dello sviluppo economico” .
Infine, se si intende il mercato come luogo dove prestarsi vicendevole aiuto, mettendo così al centro la persona umana, la reciprocità è un altro dei principi sviluppati e raggiunti dai Francescani. Nel tempo storico in cui oggi viviamo, soprattutto in campo economico, si vanno perdendo di vista i valori etici, lasciando troppo spazio ad un’economia basata solo ed esclusivamente sul maggior guadagno possibile.
La conseguenza è che ci si dimentica di dare priorità alla persona umana, sbilanciandosi invece sui beni o sui guadagni da ottenere. I Monti di Pietà, nella storia dell’economia, possono essere considerati come il primo rilevante tentativo di apertura dell’economia ai valori morali e viceversa, con il raggiungimento di ottimi risultati.
Essi sono stati lo strumento economico concreto che ha attuato una funzione di ridistribuzione e si è opposto alla logica feneratizia vigente a quei tempi. Ai Frati Francescani va il merito di aver cercato di trasformare un’attività considerata quasi diabolica (quella del prestito con usura), in un’opera di misericordia.
Anche oggi la fatica di pensare, programmare e mettere in pratica progetti economico-sociali in grado di favorire una società più equa e un mondo più umano, che mette al centro l’uomo e non il denaro, rimane una sfida dura ma, allo stesso tempo, è anche un dovere stimolante per tutti gli operatori economici.
È rilevante osservare come, al giorno d’oggi, sia necessario ripensare l’economia partendo dal punto di vista della persona umana, nella consapevolezza che la principale risorsa a disposizione dell’uomo è l’uomo stesso e il suo essere fatto per la relazione. L’economia e la finanza sono strumenti e, in quanto tali, possono essere male utilizzati se vengono gestiti a fini egoistici.
Quello che deve essere convertito non è lo strumento ma l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità di fronte alla collettività.